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martedì 6 febbraio 2018

Cosa vuoi che sia (終わり)


Raccontaglielo, Mark. Prova a descrivere bene cosa significhi fare il caffè solo per una persona, alla mattina. Quanto sia brutto non potersi lamentare della nottata appena trascorsa e non sentire le sue lamentele.
Prova a far immaginare quanto quel letto, che finalmente è libero e pieno di spazio, in realtà sia completamente vuoto ed insensato, che ti metteresti a dormire per terra per quanto sei contrariato. Scrivilo, che hai un gancetto in bagno per l'accappatoio che è rimasto vacante, libero, ma che lascerai lì a prescindere per farti ricordare cos'è successo. Che uno spazzolino in più è rimasto, che il suo pettine ed il suo balsamo sono ancora lì e che non hai il coraggio di toccarli, impaurito sulla possibilità che ti colpisca un ulteriore incantesimo. Togli quel calendario rimasto fisso ad ottobre, quella lavagnetta attaccata al muro, quella cornice che avevi sulla scrivania e apri quello scatolone che tieni in alto nell'armadio, ripiegali lì dentro e non provare a versarci nemmeno una lacrima. Prova a far percepire il movimento che il tuo stomaco fa quando tocchi il manico di quel bustone verde del Simply, con dentro le ultime cose che ti sono rimaste di lei e mettile alla porta. È da lì che dovrebbero uscire, ma non l'hanno fatto. Non starti a chiedere più di tanto sul motivo, se per tre mesi non ha avuto il coraggio di guardarti negli occhi. Se in fondo quelle cose te le ha dette di fronte ad uno schermo illuminato battendo i pollici piuttosto che con la sua flebile voce. Non importa. Perchè in qualsiasi maniera te l'abbia detto ha comunque aperto la sua mano destra e ti ha rifilato uno schiaffo dritto in faccia. Annuisci, Mark. Guarda dritto negli occhi le persone che ti trovi davanti. E quando gli racconti cosa succede, non ti stupire se la loro risposta sarà "passa tutto, tra un po' di tempo sarà tutto ok". È normale. Devi solo abituarti ed evitare i crampi alla cervicale, a furia di annuire. E ridi, anche se ti ricorderà le volte in cui le facevi il solletico e poi puntualmente venivi picchiato perchè avevi oltrepassato il limite.

Poco importa se sei seduto a terra, impassibile e appoggiato al letto, mentre provi a capire se sia un trauma cranico. Perchè immagini che quella persona sia ancora lì, che cammina sopra le mattonelle orribili della tua stanza. Mentre si avvicina allo specchio che hai affianco alla porta del bagno, per controllare che sia tutto apposto nel suo viso. In quello specchio c'è scritto "Follow your dreams", "segui i tuoi sogni". Forse sei tu che stai sognando. E allora pizzicati il braccio, fatti un altro caffè e sciacquati il viso. Perchè quei sogni devi inseguirli davvero. Ma nel preciso istante in cui alzi la testa dallo specchio ti senti osservato da te stesso, che da dietro guarda come sei ridotto. Ti scruta con quel filo di pena e ridicolo che probabilmente ti appartiene. Sciacquati un'altra volta la faccia ed esci dal bagno, stai delirando. Ma non c'è niente da fare. Nell'armadio c'è ancora il suo profumo, che tu richiudi immediatamente per evitare che si disperda nell'aria. C'è che vorresti prendere il primo aereo destinazione "altrove", ma non lo puoi fare. E mentre vedi passare davanti a te l'università, le persone che ti ripetono le stesse cose, il conforto di quei pochi, ti senti impotente. Di fronte a qualcosa che ti sta sfuggendo dalle mani, come un vaso di cristallo che si appropinqua a baciare il pavimento. Che devi nascondere le foto di quello che avevi idealizzato e in cui avevi creduto completamente, perchè altrimenti ricominci un'altra volta. È la vita, bellezza. E devi rialzarti presto. [follow-your-dreams].

Ma non puoi continuare a disegnare capelli lunghi neri ovunque, non puoi viaggiare con l'ansia di incrociarla e progettare che reazione avere. Perchè ti comporterai comunque nella maniera sbagliata. E comunque non la incontrerai, perchè dall'alto c'è chi probabilmente sta giocando con voi due, come in The Sims, evitando che le vostre strade si incrocino. Ma vaglielo a spiegare quanto sia labile il confine tra la sincope e l'attacco di panico mentre ti avvicini alla fermata della metro, quando prima di scendere, dando uno sguardo a destra e poi a sinistra, ti accerti che sia tutto apposto. "È inutile", ti dicono le amiche, "tanto di te non le frega più niente". Ma non sei in grado di ascoltarle fino in fondo. Non riesci a credere a loro, nè tanto meno a lei. Perchè speri sempre che gli atteggiamenti forzati possano lasciare spazio alla sincerità. Eppure non è così, per una serie di motivi che non accetterai mai. Per la speranza che non tutte le cose vadano come si dice. Non le riesci a vedere le sue amiche, non le riesci a capire, quando ti parlano di tutt'altro e tu invece sono settimane che vorresti semplicemente anche solo sentire una sua parola. Che ogni qual volta fanno finta di niente ti infilano un coltello dietro la schiena e affondano il manico fino in fondo. E quando ti scappa una parola o una domanda le vedi restie, che si adeguano al suo pensiero e non ti danno nessun'altra informazione in più. Ma tu non puoi chiedere nient'altro, perchè ormai non c'è nulla da fare, ma soprattutto perchè loro non c'entrano niente. E quando poi provi a non pensarci, apri i social network e sei braccato al muro. Coperto di storie, foto, video, frasi motivazionali, in cui la vedi raffigurata come se non fosse successo nulla. Come se quello tsunami che ti sta distruggendo la casa, in realtà non fosse mai passato. Ti chiedi centomila cose, ma non hai il tempo di ingoiare quella saliva amarissima e alzare il viso, che c'è già davanti l'ennesima persona che ti chiede:"Allora? Tutto apposto?".

Avrei voluto abbracciarti, per ringraziarti di tutte le cose che hai fatto per me. Avrei voluto chiederti il perchè di tante cose, per prendere per il collo quel tempo che ti diventa improvvisamente nemico. Avrei voluto accarezzarti e lasciarti andare pacificamente, come se nulla fosse, perchè è quello che vuoi. Avrei voluto farti capire che tutto quello che è successo non è finto, nel bene o nel male. Tutto ciò che è accaduto è realtà ed è stato voluto fino all'ultimo briciolo, senza entusiasmo o pessimismo. Che non c'è chi ha ragione o chi ha torto, anche se questo giochetto avrei potuto farlo all'infinito, ma c'è chi ci mette la faccia e non rende vana una storia nascondendosi dietro la paura e gli scudi. Perchè rimangono gli occhi, gli sguardi e i baci. Restano i sorrisi in foto e nelle istantanee non sviluppate, ma impresse nella mente. Resta la vita, pura ed eterna, che ci unisce così prepotentemente in un unico tram e poi ci consiglia di uscire alla prima fermata disponibile, senza nemmeno fare uno squillo. Restano le gocce dell'acqua di mare che bagnano le spalle e rendono la tua pelle salata ai morsi. E resta anche l'indifferenza, soprattutto quella, celata dietro la freddezza di un buon compleanno finto scritto tanto per e il moltiplicarsi di tanti gesti. Ma io ti giuro che non te ne faccio una colpa, perchè so benissimo come ci si sente a fare una scelta così. E ne prendo atto. D'altronde amare vuol dire assecondare e lasciare andare.

Perchè è il momento di chiudere questo capitolo. Di scriverci simbolicamente un finale, che ho elaborato per mesi e a cui continuerò a pensare ancora. Che vedrò ancora foto dello Ionio e ogni qual volta sentirò parlare di quella Regione, o qualcuno che viene da lì, percepirò sempre lo stesso magone. Identico e inalterato. Ma lo accarezzerò e ne scriverò ancora. Perchè tutto questo dolore non riesce a restarmi chiuso dentro e ha bisogno di trasformarsi in parole. Vado via, lontano, con l'intento di non tornarci più. E anche se avrò delle ricadute, andrò ancora più lontano. Ma affiderò alla mia coscienza il compito di custodire quello che sono diventato, quanto sono cresciuto e diventato diverso. Permetterò di scattarmi delle foto, in cui sembrerò il lato peggiore di me, perchè evidentemente questo deve succedere. E mi permetterà di rivederle tra un po' di tempo. La mia mano trema, il punto che dovevo fare è diventato una linea, tracciata male, bagnata e un po' rovinata, ma mia. Ed anche se è così brutta alla vista, mi appare tecnicamente perfetta, perchè sincera e pura. E se è vero che il desiderio è metà della vita e l'indifferenza è metà della morte, voi non sapete davvero quanto desideri continuare a scrivere questo libro.

Mark



Sempre sarai
L'eccezione di un difetto
Un respiro lento
Che scandisce il tempo
Che nessuno ferma mai
Per sempre con me sarai
Nella tasca destra in alto
Ascolterai ridendo ogni mio segreto
Che nessuno
A parte te
A parte noi
Ha visto mai
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