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sabato 20 gennaio 2018

7:00 a.m.


Era una mattina cupa a Roma, le nuvole parlavano tra di loro. Incerte su quanto avrebbero potuto reggere quel Santo Stefano. La realtà è che la città aveva una patina incantevole quella mattina.
L'alba pianse per non essersi potuta manifestare, pianse a tal punto da causare un diluvio imponente. Io ero in stazione presto, molto presto. Assaporai l'aria che tirava, misi un filo di burrocacao, strinsi la sciarpa al collo e mi precipitai verso la metropolitana. Avevo una valigia con me, anzi due, ma per quanto fossero pesanti quel giorno, a me parevano due piume. Piazza Re di Roma alle 7 era vuota, un po’ imbarazzata e stupita dall'aria fredda e secca che c'era. In giro 4-5 persone, i bar con le luci accese sbadigliavano e, contemporaneamente, aprivano. L'inebriante odore di croissant riscaldava l'intero organismo. Via Cerveteri completamente piena di foglie e un vecchio alla fermata del bus. Due istantanee precise, arrivai di fronte casa tua e iniziò a piovere, che Dio la mandava giù. Probabilmente voleva mandarmi un segnale, non lo capii. Il portone successivamente si aprì e io iniziai a sorridere come un matto, completamente fradicio. Era l'inizio della fine, ma io ancora non lo sapevo. 


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