Top Social

domenica 5 novembre 2017

Pedala


Nell'ultimo periodo ho avuto un debole per il bike sharing. Questo fatto che a Milano sono arrivate le Mobike e le Ofo, mi ha incentivato a provare questo servizio. I mezzi pubblici a volte mi piacciono da morire, altre volte li detesto.

La bici l'ho sempre associata ai primi periodi adolescenziali in cui mi conquistavo un pezzo di indipendenza, visto che mamma e papà non volevano che avessi un qualsiasi mezzo con un motore. Prendevo la mia bici, andavo al mare e stavo con i miei amici. Le prime vere uscite, quelle in cui diventi grande ogni giorno di più, quando te ne freghi del fastidio della sabbia nel costume a contatto con il sellino, quando inizi a scoprire i pezzi della tua città. Siccome sono sempre stato un viziato, con i pochi soldi a disposizione adoravo andare a fare la colazione al bar con i miei amici. Il vizio del caffè m'è arrivato così. Un rito che per me è diventato immancabile e necessario, e visto quant'ero alternativo e diverso (nel senso che un po' ero sfigato, sì) la caffeina è stata quella che per l'80% dei miei coetanei era la nicotina delle prime sigarette. Non so perchè, ma a me il fumo non ha mai attratto. Forse papà ha saputo toccare le corde giusto da bambino, quando col suo giusto mix dosato di verità e minaccia mi teneva all'erta sugli ostacoli che avrei incontrato crescendo. Ho sempre rispettato la parola di mio padre, l'ho sempre trattata quasi come fosse una giurisdizione e io contro la legge non ci volevo andare. In realtà c'è che non avevo tutta sta voglia di stare a discutere sempre, dato che lo Spirito Santo m'ha assegnato un carattere uguale uguale a quello dei miei genitori, che puntualmente ci portava a discutere inutilmente sulle stesse cose. Allora capii quale linea di confine non dovevo superare e la vivevo bene, perchè non sentivo la necessità di superarla così eccessivamente e perchè mi fidavo ciecamente di lui. E poi comunque i soldi che i miei compagni spendevano nelle prime sigarette, li sputtanavo in Gazzetta e caffè. Pensa te che pirla.

Era una situazione paradossale. Io, adolescente in piena crescita, che però mostrava i sintomi di un giovane vecchio. Credo mia madre qualche volta abbia cercato, forse anche annoiata per la monotonia della mia vita, qualche prova materiale per potermi imputare una qualche sorta di ribellione giovanile. La verità è che ero ribelle, come tutti i ragazzi ovviamente, ma nel pensiero e nel modo di ragionare. Non avevo bisogno di gesti e di atti estremi per dimostrare che stavo crescendo, ma sentivo il bisogno di impormi caratterialmente per mostrare che non c'era il pericolo di crescere un ribelle della vita. Ma come sempre accade, un po' per mancanza di fiducia, un po' per paura, non sempre sono stato riconosciuto come quello che speravo: un po' più maturo degli altri. Abito a pochi chilometri dal centro di Pescara e benchè il motorino, per un ragazzo di quell'età, fosse il modo ideale per potersi spostare autonomamente nella vita, non l'ho mai ricevuto. Sapevo che i miei non lo volevano ed io non insistetti nemmeno. Per cui ero costretto ad usare i mezzi pubblici (ecco perchè un po' li odio), per poi riversare la mia gioia sulla bicicletta d'estate.

La sentivo come una responsabilità. Quando vivo anche delle cose così piccole, mi carico. Mi piacciono, non c'è nulla da fare. Ma poter avere un mezzo con cui fare di tutto era un'idea che mi gasava troppo. Ecco perchè la bici è un amore per me, è un simbolo piccolo, ma grande per il ragazzo che ero all'epoca. E quando un mesetto fa mi trovai di fronte questa bici gialla, che mi incitava a provarla, non ho resistito e ci sono salito sopra. Quell'idea di controllare il tempo, la strada e il percorso mi è tornata in mente. Poi di notte, figuriamoci. Ho sempre parlato dell'amore che ho nei confronti della notte e confermo quanto sia assolutamente meraviglioso poter andare in bici di notte. Per Milano poi.

Provare, anche solo per una volta, ad assaggiare quegli attimi fuggenti delle nostre città è qualcosa che ognuno di noi dovrebbe fare. Di notte in genere avvengono le magie, si disperde la maggior parte dell'amore presente sulla Terra, si incontrano le persone della vita o si lasciano per strada. Si scoprono posti nuovi, incantati, che di mattina magari sono frenetici, odiosi, pieni di stress, ma che poi come d'incanto assumono un significato diverso. Il silenzio. Cazzo, il silenzio per strada quando passi da solo, canticchiando la canzone che ti passa nelle cuffie. E gli insulti, del mendicante che dorme sul marciapiede ai piedi dei negozi, ricoperto di cartone per proteggersi inutilmente dal freddo. La notte sembra un club per pochi eletti, per cui basta uno sguardo e ci si capisce al volo. Per chi lavora e non professa parola, per chi è ubriaco e non professa parola, per chi è pensieroso e non professa parola. Quel silenzio che in realtà rivela un rumore assordante, di tante parole non dette, di tanti sguardi e accenni silenziati, di quella poesia indescrivibile. Come le ruote di una bicicletta che baciano l'asfalto e ti riportano verso casa. Ogni volta che uso una Ofo o una Mobike mi sento di nuovo ragazzino, un po' come Cremonini con le ali sotto i piedi sulla 50 special. Piccole sensazioni, che mi rendono un po' più sereno in questa notte buia e piovosa, con le sole luci della città ad illuminare la mia anima.

Ciao.


Be First to Post Comment !
Posta un commento