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martedì 10 ottobre 2017

Quattro anni

Penso ad un incipit, ad un ingresso, ad un inizio. Ad una novità. Ma di nuovo in realtà, nel mondo, ogni giorno accade qualcosa che in poco tempo diventa già passato. Ogni secondo che passa rende obsoleto il secondo prima. Ogni anno vola via come il vento, staccandosi come una strappata da un libro e planando dentro un cassetto aperto, che poi si chiude ogni 31 di ogni anno nuovo. 

I social ci hanno cambiato la vita. Abbiamo tra le mani un autentico diario della nostra vita, un album di foto, pensieri e tracce del nostro essere. La nostra vita sembra un ibrido, tra la realtà e la virtualità. E rimaniamo incapaci di capire quella linea sottile che divide questi due mondi. L'altro giorno un amico mi ha rivelato che ha deciso di cancellarsi da ogni social. Sono rimasto stupito, gli ho chiesto:"Ma stai bene?". Lui sta bene, anzi benone, e forse meglio di tutti noi sociopatici. Mi sembra assurdo: ogni anno che passa, ci ritroviamo nel futuro ancor prima di rendercene conto. Ma c'è ancora chi ritorna al passato (o al futuro).

Ieri ho letto un'intervista di Kakà. Ricardo Izecson Dos Santos Leite è un ragazzotto brasiliano, dal viso angelico e due piedi divini. Di professione fa (ancora per poco) il calciatore, ma nella vita probabilmente ha avuto una missione dal cielo, quello che lui ringrazia ad ogni gol alzando le mani al cielo: far innamorare le persone. Una delle sue vittime sono io, fin da bambino. Durante i suoi anni milanisti, oltre ad aver vinto tutto, è entrato nella mia mente e nel mio cuore come un essere perfetto, immutabile ed intoccabile. Tanto che quando nel 2009 fu venduto al Real Madrid piansi molto. L'idea di vederlo lontano dai miei e dai suoi colori mi distrusse. Ma piansi tanto anche quando nel 2013 finalmente tornò. Giusto il tempo di ricordarmi che meraviglia fosse il numero 22 sulle sue spalle, sventolare con le braccia alzate verso il cielo. Kakà ha annunciato che con il calcio sta per chiudere, che i titoli di coda per la sua carriera sono iniziati. 

Eh già Ricky, il sole tramonta, ma è una scoperta tanto magnifica quanto dolorosa. Soprattutto quando penso a te, al tuo numero, al 2 maggio del 2007, ad Atene, ma anche al 2013. 


"Ritorneremo, ritorneremo". Il ciclo della vita, che ci mette davanti agli inizi e alle fini in pochissimo tempo e nel mezzo ci concede di pensare al passato e al futuro. Squarci di tempo intervallati da speranze, da attese, dalla speranza che quei cassetti con dentro le pagine della nostra vita passata possano aprirsi di colpo per ispirarci in qualcosa di nuovo. Kakà nel 2013 fu riacquistato dal Milan. Io ero su un Frecciabianca, verso Piadena. In viaggio pensavo innanzitutto a dove fosse Piadena, ma soprattutto a quanto aspettassi quel momento, quanto fosse bello poter bere un caffè e sapere che Kakà è di nuovo un giocatore del Milan. Sul cellulare le prime foto in amichevole; "Kakà con la fascia da capitano". L'apoteosi del godimento. Il sorriso sui denti e la bellezza di un nuovo inizio. Il futuro mischiato al passato. La coscienza e l'incoscienza di sapere che con quella maglia non avresti fatto quello che hai fatto prima, ma la certezza che sarebbe stato bello lo stesso. 

Aspettai quattro anni per rivederlo in rossonero, per poi risalutarlo nell'indifferenza generale a fine stagione, dopo una stagione fallimentare del Milan. Ora in questi quattro anni senza di te son stato malissimo. Ma son sicuro che starò ancora peggio nei prossimi quattro e anche in quelli dopo e in quelli dopo ancora. Perchè saperti senza il pallone tra i piedi, senza le mani al cielo dopo un gol, senza la possibilità di poterti veder tornare un'altra volta al Milan, così dal nulla anche a 35 anni, mi uccide. E mi uccide sapere che anche questi quattro anni hanno cambiato irrimediabilmente le nostre vite. Io in eterno viaggio verso chissà quale meta, tu arrivato ad una fine, aspettando chissà quale treno per chissà dove. Siamo foglie al gelo, Ricky. Aspettiamo un po' di luce su questa terra, sperando in un terreno più fertile ed in una nuova primavera. Ci hanno messi a Maggese. 

Mi piace ragionare a quadrienni, suddivisi in stagioni. Ora viviamo il nostro autunno, ce lo godiamo e poi ripartiamo, se ti va. Magari tu guardati indietro e guarda quante meraviglie hai seminato. Ci sono anche io, che non sono proprio una meraviglia, ma sono un gran bel seme, che cresce in questo dannato terreno. Ho poche difese contro il vento, ma sono tranquillo. Ho la tua maglia numero 22 appesa al muro, una tua foto mentre mostri il tuo stemma del cuore e un tuo poster mentre alzi le braccia al cielo dopo quel gol al Manchester. La mia vita è cambiata irrimediabilmente e chissà dove mi porterà. Ma la tua intraprendenza, il tuo genio, sappi che ha ispirato anche le mie scelte. Sogno sempre un giorno di fare una giocata "alla Kakà" nella vita di tutti i giorni e poi esultare con le mani al cielo. Te lo devo, per tutte le volte che l'hai fatto al posto mio su un campo da calcio.

E voi? Vi siete mai sentiti "foglie al gelo"? Avete qualche idolo che ha segnato le vostre vite? Mi piacerebbe leggere un po' di pensieri, anche anonimi. Un po' di considerazioni, storie, robe così. Condividere un bel caffè, in un cafè, è la missione di questo posto. E allora avanti: se vi va raccontatemi quanto è cambiata la vostra vita in quattro anni. Se in meglio o in peggio. Se non siete d'accordo. Insomma, ci sentiamo qui sotto, nei commenti.


"Ogni volta ogni maggese che ritorna a dar vita a un seme sarà vita nuova anche per me"

- Cesare Cremonini 


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