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giovedì 14 settembre 2017

Io mi sono rotto il cazzo



Io mi sono rotto il cazzo di dover aspettare una tragedia, per rendermi conto di quanto siamo ridotti male. Io mi sono rotto il cazzo di dover negare che le nostre città siano macerie a cielo aperto, solo per non far scappare i turisti.
Io mi sono rotto il cazzo di piangere delle persone morte per qualcosa di cui si sa già tutto. Io mi sono rotto il cazzo di dover leggere che "c'è l'ipotesi di abusivismo edilizio", che i fondi europei per prevenire i dissesti non sono stati usati, dopo aver visto crollare case come cartapesta, per un terremoto nè troppo forte, nè troppo debole, dopo aver visto morire gente per temporali. Io mi sono rotto il cazzo di dover aspettare, in ansia, che dei bambini vengano tirati fuori dalla propria casa, dalla propria cameretta, dove giocano, sognano, dormono e sono tranquilli. Io mi sono rotto il cazzo dell'ipocrisia e delle bugie, della malagestione e degli occhi chiusi, del menefreghismo e del dolore. Io mi sono rotto il cazzo di vedere sindaci continuare a tergiversare e nascondere l'evidenza, continuando a dare la colpa alle amministrazioni precedenti. Io mi sono rotto il cazzo del finto perbenismo e delle continue prese per il culo. Degli anniversari e delle macerie, dei morti e dei feriti. Io mi sono rotto il cazzo di L'Aquila, Amatrice, Accumuli, Arquata, dell'Emilia, dell'Irpinia, di Ischia. Io mi sono rotto il cazzo di vivere in un Paese in cui tutto questo è normalità e non viene fatto nulla mai per prevenire, ma solo per curare (male).
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