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venerdì 20 novembre 2015

Ecco perchè «25» di Adele non è un capolavoro


Solo qualche giorno fa Billboard, noto sito musicale americano, eleggeva nella sua chart "Top 200 Album", un disco di 4 anni fa. La cantante di questo cd ha un nome, breve, riconoscibile, non molto consueto per una ragazza che all'epoca aveva superato la maggiore età da appena 3 anni. Stiamo ovviamente parlando di Adele, meravigliosa voce che ha sconvolto il panorama musicale internazionale.


Scoperta nel 2008, con il suo album di debutto "19", questa ragazza della North London, scorrazzava tra la dispersione della grande metropoli, con una dote clamorosa. È cresciuta anno dopo anno e ha usato la musica come diario di viaggio, di vita, personale. È per questo che ogni suo album fino ad oggi ha come titolo il numero dei suoi anni, è per questo che in ogni disco mette tutto il suo vissuto irrimediabilmente, senza riserva o paura. Oggi 20 novembre esce in tutto il mondo il suo nuovo "25", disco preceduto dal singolo "Hello", che in poco meno di due settimane ha frantumato ogni record possibile. Ha sforato le 400 milioni di visualizzazioni su youtube per il video ufficiale, ha superato il milione di download solo nella prima settimana negli Stati Uniti (doppiando la precedente canzone detentrice del record) e ha, per l'ennesima volta, dato voce ai milioni di cuori infranti presenti nel globo. Perchè dai, diciamocelo, l'ascolto di Adele può risultare leggermente deprimente. Ma questa sua nota triste, legata all'amore infranto, al cuore malato, non è una pecca, ma, anzi, un punto di forza. 

Adele è l'unica cantante al mondo in grado di raccontare, in tutte le sue sfumature, questo sentimento fragile quale è l'amore. Non parlo di qualità esplicative, legate ai testi, alla maestria cantautorale, ma a quella vocale. Adele è la numero 1, senza alcun dubbio. E a dimostrare questa tesi non ci sono solo le vendite, ma soprattutto la qualità dei prodotti che ogni volta confeziona. E la cosa che più di tutte impressiona è la spontaneità con la quale queste cose escono fuori. 

Qui arrivo al suo terzo album "25". Se si deve fare un paragone con i suoi due precedenti lavori, si nota immediatamente quanta maturità ci sia dentro questo disco. Perchè dopo un cd così pazzesco, come "21", era davvero molto difficile fare di meglio, ma era altrettanto molto difficile ripetersi. E in questo Adele si è confermata, senza strafare, proseguendo la strada maestra segnata nel suo precedente lavoro, puntando sul valore cardine della vita: l'amore. Che stavolta però raggiunge stadi inesplorati, non più legati soltanto alle sofferenze dettate dalla fine di una storia, ma anche a quelle dell'amore per il proprio figlio, nato nel 2012. Al piccolo Angelo James, ad esempio, è stata dedicata la traccia "Sweetest Devotion", pezzo conclusivo del percorso di "25", che propone all'inizio e alla fine della traccia una registrazione mixata della voce del piccolo. È qui che si vede la definitiva consacrazione di Adele, legata alla vita, agli anni che passano, alla coerenza tra gli album da lei realizzati, alle gioie di un figlio nato. E quando per quasi tutto il disco veniva espressa quella vena cupa, triste, rancorosa col passato, in "Sweetest Devotion" la cantante ha voglia di urlare al mondo intero quanto meravigliosa sia la sua creatura, e quanto meraviglioso sia cantare anche questo tipo di amore. 

Di "Hello" è stato già detto molto, ma è straordinario come la voce struggente di Adele riesca a descrivere ogni singolo dettaglio della storia. Questa capacità è talmente sconvolgente che riuscirebbe a sciogliere anche un uomo senza emozioni. Come me. Ormai un must la frase "Hello, it's me", probabilmente ha anche un po' rotto le balle al popolo social, ma sicuramente non ci si stancherebbe mai di sentire questa perla, che sta in cima alla tracklist, come una ciliegina sta su una torta. 

Spiccano brani più radiofonici, come "Send My Love (to your new lover)" e "Water under the bridge", dedicata tra l'altro all'ex, ma anche e soprattutto pezzi piano e voce, che sono letteralmente croce e delizia dell'album. Parlo di "All i ask", scritto anche con Bruno Mars, ma soprattutto di "Remedy", che, dal punto di vista personale, è l'autentico capolavoro di "25". Scritto in collaborazione con Ryan Tedder, celebre autore di hit mondiali, nonchè frontman dei magnifici OneRepublic, questo singolo fa letteralmente venire i brividi e rende quasi inutili tutti gli strumenti musicali, che non siano la voce di Adele ed il pianoforte di Tedder. Trascinante il ritornello di "When we were young", che riprende quei toni malinconici tanto cari alla cantante, più "dark" ed "incazzato" il singolo "I Miss You". Dal titolo ci si poteva aspettare una ballad strappalacrime, ed invece le percussioni miste al tono "soul" del pezzo riescono a rendere diverso, ciò che poteva essere prevedibile. Spiccano gli archi in "Love in the dark" che diventano una cosa sola, assieme al solito pianoforte e alla voce soave di Adele. Tratto comune che ho percepito sia in "All i ask", che in "River Lea" è l'impronta che si avvicina all'r'n'b, ma che cerca di rimanere sobrio e puramente pop all'ascolto. C'è spazio anche per un pezzo chitarra e voce, in "Million years ago", così folk e struggente, che fa già immaginare l'essenzialità del live che sarà.

Se c'è qualcosa che non va in "25", è che non c'è nulla che non va. E al diavolo chi imputa a questo disco il mancato coraggio di vie musicali diverse, o la prevedibilità. Questo disco non è un capolavoro, soltanto perchè il capolavoro di Adele deve ancora venire. Ma sicuramente è il miglior lavoro di Adele fino ad ora, perchè mischia e razionalizza il percorso di crescita di "19" e "21". Ora torno a piangere ascoltando "Hello".
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