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sabato 31 ottobre 2015

Lost in the Carrefour


Ore 4:46. Notte tiepida a Milano, noiosa quasi. Dopo tutto quello che avevo passato nella giornata, decisi di rilassarmi un pochino. Ma rimasi sveglio e decisi di far mattina. Accanto a me c'era il solito bicchiere di latte freddo col cioccolato. Mi piace viziarmi a volte, sì questi per me questi sono vizi.
Accarezzavo lentamente i tasti del computer come a voler scrivere non so cosa, ma nella mia mente bacata girava qualcos'altro. Da un lato fischiettavo "Footloose" di Kenny Loggins, dall'altro non so perchè avevo proprio voglia di pulire la stanza in cui abito. Sì, sono in un dormitorio, sì sono un fuori sede, sì non mi vergogno ad ammetterlo. Gli acari della polvere agonizzati sul pavimento mi fissavano minacciosamente, chiedendomi e supplicandomi quasi di poter dare loro il colpo di grazia, con funerale annesso, tramite una passata di scopa. L'idea stuzzicava molto la mia sviluppata mente bacata e così decisi al volo di vestirmi, sempre a tempo di "Footloose". In tutto quel clima anni '80 desideravo avere degli scaldamuscoli, ma ho capito che era solo un'altra delle mie deviazioni mentali, così presi la tuta e mi misi il giubbotto, ben allacciato, temendo l'autunno gelido padano.

Prima, però, dovevo compiere il mio rito mattutino. La mia droga quotidiana. I miei cinque minuti. Il caffè.
Imperterrito, nonostante le allerte dell'OMS, vado avanti per la mia strada, come al solito, e mi precipito verso la macchinetta.
Non so se avete presente cosa vuol dire il momento del caffè per me, provo a spiegarvelo.
Avete presente quel momento in cui tutti i vostri sensi si trovano comunemente rilassati e d'accordo? Se provassi a raccontarlo con un'immagine penserei ad un tavolo con dei fratelli che vanno d'amore e d'accordo. Per cui, sollevato e soddisfatto dal tepore di quell'espresso ebbi la decisiva conferma ad uscire.

Un cenno al portinaio, molto assonnato, ed esco. Sapete bene come io sia maniacalmente ossessionato dalla notte e da buon "malato" sono profondamente attratto dall'aria che si respira a quest'ora a Milano. Prevalentemente smog, ma comunque ha un sapore diverso, nascosto. Perchè il confronto con la Milano giornaliera, quella frenetica, sempre di corsa, impegnatissima, è clamorosamente antitetico. Lo scenario che mi trovo davanti è talmente fuorviante, che mi ritrovo come un bimbo a fissare il cielo. Poi abbasso lo sguardo e un oceano di semafori lampeggianti di giallo richiamano la mia attenzione, quasi come a cercare di farsi distinguere dalla normalità mattutina, che me li vede cambiare di colore ogni 30 secondi. I marciapiedi sono vuoti, le strade sono vuote, occupate solo da alcuni taxi che sfrecciano per gli incroci, alternandosi a delle Audi. Sì, Audi bianche prevalentemente. Non lo so perchè, ma di notte a Milano, fino ad ora, ho incontrato solo Audi bianche. Forse sono le auto ufficiali dei papponi, forse sono quelle dei discotecari, poco importa.

Ah, non ho spiegato per quale motivo ero uscito e soprattutto verso dove. Vi avevo parlato prima dei poveri acari per terra, mischiati alle briciole, che si erano stufati di stare lì e mi hanno chiesto di essere spazzati via. Ecco, avevo bisogno della scopa e della paletta, così decisi di far partire la missione. Ma a dire la verità avevo sentito che a Milano esistevano supermercati aperti anche di notte, così scoperto che in zona Lambrate ce n'era uno, ho avuto un ulteriore motivo per imbattermi nel cuore della notte.

Passo svelto, mani in tasca, viso buio, in cerca della via più breve. Cammino con lo sguardo basso, con il timore di imbattermi in qualche sconosciuto, ma in realtà tranne qualche povero cristiano che buttava la spazzatura, in vista dell'imminente passaggio degli operatori ecologici, in giro c'ero soltanto io. Il tutto fino a quando una grande insegna, la cosa più luminosa accesa in quel momento in città, mi indicava la via. Era il Carrefour la via designata quella notte e io ne ero ben contento. Perchè fin da bambino ho sempre avuto bei ricordi dei supermercati, li legavo alle uscite domenicali con mamma e papà, agli ovetti Kinder, ma anche ai regali da comprare.

Sapete bene quanto è dura la vita da fuori sede, per cui decisi di prendermi una mezz'ora per setacciare tutto il supermercato, in ricerca di qualche occasione vantaggiosa per sfamarmi. So già che i 3 commessi che c'erano si saranno insospettiti a vedermi tornare un'ora dopo solo con una scopa ed una paletta, ma non fa nulla. Comprai l'occorrente e mi avvicendai alla fermata del tram, perchè da lì a poco sarebbe passato il primo tram di giornata, soddisfatto ed estasiato perchè lo avevo appena fatto. Avevo fatto la spesa di notte. (Non fateci caso, è colpa di anni di pippe mentali davanti ai soliti telefilm americani)

La mia nottata si è conclusa alle 7, perchè alla fine oltre ad aver pulito la stanza, ho deciso di lavare anche alcuni vestiti a mano. La morale alla fine di tutto quello che mi è accaduto è che credo di avere seri problemi psichiatrici, perchè non credo sia normale fare pulizie di primavera in autunno, alle 5 e mezzo del mattino. Tuttavia rimango felice di quanto (poche) gioie riescano a farmi sorridere, nonostante tutto non vada per il verso giusto.

Ah, tre canzoni come al solito. "Milano" di Luca Carboni, "Livin' on a prayer" dei Bon Jovi e "Lost in the weekend" (che m'ha ispirato il titolo) di Cremonini. Detto ciò, buonanotte.
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