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martedì 27 ottobre 2015

In the middle of the night


Sono sempre stato abbastanza sensibile alle dimostrazioni di affetto dei genitori nei confronti dei propri figli. Non solo nell'ambito personale, ma anche in quello prettamente legato alla notorietà. Vivere sotto i riflettori amplifica ogni gesto della vita. Parlo dei cantanti, degli attori, di coloro i quali vengono considerati importanti dalla critica e dal pubblico. E allora mi ha sempre incuriosito sapere il loro comportamento negli eventi della quotidianità e della vita.

Una mattina, per caso, spulciavo tra alcune canzoni su Spotify e casualmente mi sono trovato davanti un pezzo che ricordavo fin da bambino, ma a cui non avevo dato una relativa importanza. Era una canzone di Pino Daniele, scomparso qualche mese fa prematuramente. Questo cantante, in realtà, ha sempre vissuto con l'aura del mito musicale, quale era davvero, ma che io sinceramente non avevo mai riconosciuto veramente. Non per qualche motivo preciso, ma per colpa della mia ignoranza musicale e della mia età. Molte volte crediamo di sapere tutto (io in primis) e specialmente in ambito musicale pensiamo di poter fare i saputelli. In realtà a volte ci sono pezzi talmente meravigliosi e universali che diventano indenni a qualsiasi gusto musicale e rimarranno eterni. Per tutti. 
In questo caso la canzone di cui parlo, che non ha avuto un'importanza storica almeno per quanto riguarda il nostro Paese, è "Sara" del 2001. Il disco che la contiene si chiama "Medina", non di certo il disco più famoso di Daniele, ma sicuramente un gran disco.

Inizialmente avevo citato il rapporto tra un padre ed un figlio, qui in questa canzone si parla del rapporto tra un padre ed una figlia. Qualcosa di ancora più incredibile, non me ne voglia Muccino che ci ha fatto un film uscito qualche settimana fa. E ciò che ne esce fuori, per me, fa venire i brividi, alla luce della cruda attualità. La canzone sembra, ora che Pino non c'è più, un testamento morale alla propria figlia Sara. E giuro che all'ascolto ragionato mi sono ritrovato seriamente in crisi. Perchè i sentimenti di un padre nei confronti della propria figlia o figlio, generalmente, non vengono messi per iscritto o comunque non vengono esplicati. Invece qui succede esattamente il contrario. Daniele ha perfettamente mischiato la disciplina da padre esigente ed il cuore di chi quella persona la ama fino allo sfinimento. Non vuole vederla piangere, ma vuole vederla crescere. La avvisa della crudeltà del mondo, ma vuole vederla ridere sempre. E all'improvviso ne urla il suo nome quasi come per svegliarla, per avvertirla affettuosamente di non bruciarsi di fronte alle intemperie scottanti della vita. E il messaggio, così nascosto e celato almeno all'apparenza, ha una potenza incredibile. Perchè l'amore se non viene provato, sembra sterile e senza sapore, ma se descritto con il trasporto autentico che ne dimostra la realtà trascina con sè anche chi lo ascolta da fuori. Come me.

Io non conosco Sara, non ho conosciuto nemmeno Pino Daniele, ma comunque ho cercato di interpretare quanto una canzone mi ha lasciato e quanto bello potrebbe essere stato l'amore dimostrato per una persona. E quasi mi invita a farlo, nel futuro, se mai mi accadrà. In the middle of the night.



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