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venerdì 24 luglio 2015

A volte gli occhi parlano


Il rosso, il bianco, una croce. Acqua, tanta acqua, a baciare e toccare dolcemente le terre di un piccolo agglomerato di terreni. La luna che sale, i taxi iperattivi e un nastro trasportatore. Il viaggio tanto desiderato è finalmente arrivato, ma tu hai voglia di assaporare tutto.

L'aria opprimente e afosa di Malta offusca tutti i pensieri che ti eri creato in testa, in aereo, in Italia. San GiulianoSan Ġiljan, St. Julian's. Chiamatelo come vi pare. Quella città in realtà non è una vera e propria città. È più che altro un grande villaggio turistico, pieno di attrazioni, pieno di persone, pieno di italiani (soprattutto). 
L'asfalto bollente, su cui poggiano le ruote delle macchine, sembra essere la tua fronte, calda, come se avessi la febbre. Sarà la febbre del giovedì sera. E invece no, è afa, sono trenta abbondantissimi gradi. Avete presente l'eccitazione dello scoprire le cose nuove? Ecco, quella lì. È così tanto alta quella voglia, che ti provoca un dolore acutissimo al dente e un gran mal di testa. Certamente non sarà questo a fermarti dalla voglia di conoscere il posto che ti adotterà per sette giorni.

Molte volte capita di immaginarci le cose, i luoghi, le situazioni. A me è successo e statene certi, non ci ho preso minimamente. La verità è che non riusciremo mai ad azzeccarci al primo colpo, ogni idea che avremo sarà smentita. St. Julian's avevo provato ad immaginarmela in parecchi modi, ma nessuno di quei tentativi si è rivelato minimamente veritiero. Quel piccolo luogo, che all'attivo conta a malapena diecimila abitanti, potrebbe essere l'equivalente di Venafro, in Molise, almeno in quanto a numeri. La realtà è che invece la maggior parte delle costruzioni presenti lì sono prevalentemente locali, discoteche, negozi e hotel, soprattutto hotel. Nulla in confronto della povera Venafro, a cui rivolgo il mio più sentito saluto.

St. Julian's vive di turismo, di movida, di finzione. Perchè quella cornice così fluorescente e patinata sembra essere più la copertura di qualcosa di difettoso. Quelle serate così irrorate di (finto) alcool e di musica a palla allietano le vite di migliaia di giovani, che somigliano sempre di più a delle donne di una sessantina, che praticano un lifting per coprire i segni della vecchiaia. Ma nella realtà sembrano belle, intense, piacevoli. Anche a chi, come me, non ha mai frequentato luoghi simili. In due strade ho visto più giovani di quanti ne abbia mai conosciuti in vita mia, ho provato a divertirmi ballando, e probabilmente un po' ci sono riuscito, ho rinunciato al sonno, perchè altrimenti sarei stato a casa, ma non ho rinunciato a pensare. Sembra da scemi, forse lo è, ma il volume delle mie idee molte volte sovrastava le canzoni delle discoteche, almeno nella mia testa. E quella finzione mi è sembrata quanto più percepibile e toccabile. Ne ho usufruito anche io, lo ammetto, ma ho cercato delle vie alternative. 

Sono sempre stato dell'idea che le città, tutte, si capiscono solo alle sei di mattina. Ecco, la vera essenza di St. Julian's la si percepisce davvero alle 6 di mattina. Un ritratto ben preciso me la fa descrivere: il tipico turista che ci alloggia, uomo o donna che sia. Quella città, che poche ore prima era pulsante e apparentemente carica, in realtà appare ubriaca, vuota, bagnata, sessualmente e apparentemente appagata. Le insegne sono dismesse, i locali hanno le porte aperte, ma in attesa delle pulizie, le strade sono umide e l'unico negozio popolato è il Mc Donald's. Odora di varichina, appare scivolosa, sporca di vomito e abitata solo da poche decine di eletti, a quell'ora. Somiglia ad una prostituta. Ubriaca, sfruttata, spremuta fino allo sfinimento, per poi essere svegliata di soprassalto e rimessa a lucido per un'altra logorante prestazione.


Ma in fondo, nonostante quelle grandi debolezze così nascoste, St. Julian's è bella. Bella perchè non regala solo questo, bella perchè colonizzata dagli italiani, quasi tutti del sud, bella perchè finta. Molte volte, infatti, le finzioni ci incutono certezza. St. Julian's è bella perchè ti ammalia con un drink e con degli occhi. Con dei baci, sulla bocca e sul collo, con delle amicizie. Perchè è inevitabile essere spensierati in un posto dove lo si deve essere per forza. Perchè ci mette davanti a degli estremi che possono farci conoscere cosa siamo capaci di fare. Perchè un'alba può regalare emozioni impensate, perchè delle ragazze possono rapirti con degli sguardi, con delle parole, con dei gesti (mi è successo, ahimè). Perchè l'estate obbiettivamente è questo. Ed è incredibile come basti così poco per cambiare, almeno per una settimana, le nostre vite. 

Eppure le bellezze disincantate ci sono e Malta ne sa qualcosa. Quest'isola è un miscuglio incredibile di culture. Di spiagge pazzesche, di elementi british, grazie alla colonizzazione di molti anni fa, di richiami italiani, portati dai turisti, di sensazioni medio orientali, con case che a volte fanno sembrare di stare a Gerusalemme. Dentro questo grande minestrone, alla fine, si nascondono storie sensazionali, di notti consumate o di cotte pazzesche. Di storie come la mia o come quella di Albert, il tassista che mi ha riaccompagnato in aeroporto. Chiacchierando con lui del nostro paese è uscito fuori come in fondo la cultura sia l'unica cosa che può salvarci, dalla crisi che abbiamo. Gli dico che ha ragione, lui racconta di quella volta che accompagnò Andrea Bocelli  ad un concerto. Disse che il tenore doveva scaldare la voce e fu così che iniziò ad improvvisare qualche canzone all'interno dell'abitacolo. Albert decise di aprire la radio del suo taxi, in modo da far sentire agli altri suoi colleghi cosa stesse succedendo nel suo veicolo, ed era tremendamente emozionato nel raccontarlo, nonostante fossero passati anni. Quasi come me, quando rileggo tutto quello che è potuto succedere in una settimana.



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